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10/10/2002
"Drum "racconto 1 parte

Introduzione: Gli eventi solitamente tentano un’operazione di ricambio associando, distruggendo e conciliando, non sempre in modo esatto, i ricordi che la mente ha impigliato nella rete della memoria. Così ci si trova cambiati, con alle spalle nuove esperienze, davanti a compiti sorprendenti e con responsabilità piccole o grandi che siano. Certo tutto potrebbe risultare più facile se si vivesse la trasformazione come un’abitudine, consapevoli che la vita sorprende…sempre. Ma la consapevolezza per essere tale ha bisogno di pensiero e vogliate scusarmi: il pensiero non è cosa facile, il mettersi in discussione non è semplice, lasciandosi alle spalle tutto ciò che si è stati fino a quel momento. Guardarsi allo specchio è cercare qualcosa che già esiste, una certezza che disarmi l’instabilità del crescere, del cambiamento. Questa piccola introduzione vuole essere soltanto un breve accenno ad una storia, o meglio, a tante storie che com’ è normale s’intrecciano nel corso di una sola vita, tanti percorsi che in comune hanno una precisa essenzialità: il cambiamento. Un percorso cos’è, se non un’unità di tanti tratti ognuno con le proprie pendenze, tortuosità e destinazioni. Lasciatevi ora…o meglio…lanciatevi adesso in questo molteplice viaggio: un concentrato d’incontri, sorprese e coincidenze. Assaporatelo nella sua semplicità, senza credere di trovare in esso qualche verità assoluta perché è dedicato alla riflessione e allo svago. ***Prima parte*** Drum per l’ennesima volta prende il treno che lo porta al suo paese. Drum studia nella grande città, lontana cinquanta chilometri dal suo paese. Drum si siede e guarda dal finestrino aspettando che il treno parta e lo porti al suo paese. Sono le 7.30 di sera e ormai il buio ha ceduto il posto alla luce artificiale. Vede sulla banchina del binario una signora mora, elegante, indecisa se salire in coda o in testa al treno…è bellissima… e attende la decisione; qualche anno fa deve esser stata de-siderio per molti uomini…chissà quanti cazzi avrà succhiato e leccato, quante lingue avrà sentito sfiorare il suo sesso e il suo seno, quante labbra avranno inumidito le sue, quante mani toccato e stretto la sua pelle…forse tante …forse poche…forse nessuna mai come lei avrebbe voluto. E’ bella e ci sono questi pensieri di lui su di lei…l’indecisione di lei negli occhi di lui. Indossa un lungo impermeabile nero, chiuso in vita da una striscia di tessuto, alta pochi centimetri, che pare attratta da una forza centripeta nascosta nei fianchi, incanalata dai passanti. "Noi siamo come passanti in questa vita, la incanaliamo e ci stringe come una cintura e la muoviamo per allentarla, per allietarci...". Pensa Drum in un istante “sofisticato”. I bottoni dell’impermeabile non sono allacciati e in prossimità del bavero lasciano scoperto un collo ancora giovane dalla carnagione olivastra, slanciato dai capelli raccolti in un mazzo…fili d’inchiostro sopra la nuca. In fondo, dall’orlo, sbucano sottili caviglie strette dentro un paio di scarpe di vernice nera lucente, i tacchi alti; neri e lucidi anche i suoi occhi, degni del profondo orizzonte della notte, spoglio di stelle e riverberato da un bagliore che segnala un paese in lontananza. Tra le dita della mano destra tiene una sigaretta ormai da spegnere…dita lunghe…smalto nero. Indugia ancora un poco…la decisione non è così complicata. Nell’altra mano chiusa a pugno regge una borsa di carta dai manici di corda sottile; c’è un logo disegnato in nero sullo sfondo bianco, una iscrizione: ERDI&GESP. Drum l’associa subito ad una famosa casa di moda italiana…una semplice somiglianza di didascalie. "Chissà cosa si vende in quel negozio…E-R-D-I-&-G-E-S-P…mai visto, mai sentito nominare". Citano i suoi pensieri debolmente incuriositi. Il treno parte e la donna è già salita qualche carrozza dietro…si torna indietro, a casa, dopo una giornata che é tante altre. Come le nuvole in Agosto si ammassano con tale velocità anche in assenza di vento e l’umidità consumando un violento amplesso assieme al cielo concepisce straordinari quanto brevi temporali, così la vita ci conduce su sentieri di pensieri e di immagini che difficilmente hanno un filo logico e proprio nel momento in cui rifletti un solo attimo, capita qualcosa, appare un particolare e crollano stupide certezze che lasciano in sospeso migliaia di domande, alle quali non si riesce a rispondere. Esistono coincidenze. Esistono maledette coincidenze che fanno dubitare. Esistono maledette coincidenze che fanno riflettere sull’esistenza di un disegno, di un progetto…fanno pensare ad un caso sottilmente logico e matematico...segnali profondamente indicativi di un presunto percorso che si è chiamati a seguire, senza conoscerne il mandante, senza conoscerne il progettista. Esistono coincidenze che non hanno una spiegazione o forse qualcosa ne impedisce la ricerca, una specie di presenza autoritaria nella nostra vita; non si presentano con eccessivo clamore, ma sono in grado, nel loro silenzio, di ferirci e conquistarci…e ci troviamo indifesi, costretti ad accettarle come ordinatrici della nostra esistenza. Si accettano e si scoprono a posteriori come pezzi mancanti di un puzzle, tasselli non indispensabili, che non hanno nulla di speciale in fatto di disegno, ritraggono semplicemente un pezzetto di cielo azzurro, senza nuvole, uccelli o qualsiasi altro particolare che lo distingue dagli altri tasselli (di cielo)...soltanto la forma frega e la sequenza con cui capitano tra le mani nella costruzione... La fermata di Drum è ormai vicina. Drum si veste e lascia dietro di sé un vagone desolato. Drum scende dal treno e s’incammina verso casa lasciando l’ultimo sguardo ai rossi fanali posteriori del convoglio mentre si perdono in lontananza, mentre lo spostamento d’aria sfiora l’idea di una partenza. Pochi giorni dopo… Fine prima parte